Una testimonianza di Antonia Calabrese
Era una bella giornata di novembre. Per non annoiarci ad aspettare l'autobus ci avviammo verso il lungomare. Salerno era illuminata da un sole splendido, l'aria era calda e piacevole. Un giovane dai capelli e barba castani stava rovistando in un cestino dell’immondizia. Pensammo che fosse un povero affamato. Il biglietto lo avevamo già fatto. Presi i pochi soldi che avevo e glieli offrii.
Non mi aspettavo un rifiuto. Lui mi guardò intensamente e scosse il capo. Provai dispiacere ma alla mia insistenza rispose: «Ho già mangiato.»
Ferma e vergognosa di me, coi soldi in mano, lo considerai sorpresa della sua bellezza, ammirata della dignità e compostezza, finché mia sorella mi tirò via.
La domenica seguente il mio paese fu colpito dal violento terremoto che cambiò la mia come la vita di molti altri. Mentre con mio marito ci precipitavamo fuori di casa, le mura del palazzo oscillavano, si rompevano e si ricucivano. La terra sembrava aprirsi in voragini. C'era un caos totale. Le persone salivano fino alla girata, dove abitavo, fuori paese. Insanguinate, piangenti, spaventate. La mia famiglia era salva.
Questa storia probabilmente ha una morale, ma rimane aperta all'interpretazione del lettore.
Il dato di fatto è che sono sempre stata convinta che quel giorno, a Salerno, io e mia sorella abbiamo incontrato il Signore. Sono certa che Lui è un Dio che mostra e dimostra, che è Signore e Salvatore. Non ha bisogno di noi, e se desideriamo il bene degli altri allora lui lo fa a noi.
Che cosa ho capito? Che la vita è un dono prezioso di cui essere grati, che ogni incontro è un’opportunità, e che nelle sembianze di uno sconosciuto, di uno straniero, di un povero, potrebbe celarsi il Signore stesso.
Non dovremmo disprezzare nessuno, e mai dare nulla per scontato.
Spesso, nei momenti di vuoto o di scoraggiamento, ricordo quella figura rimasta impressa nella mia mente, e spero in Dio. Capisco che Lui cerca il bene dove noi non lo cercheremmo né ci aspetteremmo di trovarlo giammai. Ho imparato che la dignità umana è di valore universale, al di là di condizioni sociali e circostanze, e che la vita ci riserva delle sorprese.
Non sappiamo ciò che avverrà, le persone potrebbero non essere chi sembrano, come dicevano gli antichi. Gentilezza e compassione possono fare la differenza. L'amore è la chiave di tutto: Dio si presenta in modi e forme inaspettate per farci Grazia, perché non sappiamo né possiamo salvarci da soli, né da noi stessi né dagli eventi (Genesi 16:7; 19; Matteo 25:31- 46; Ebrei 13:1-8).
Antonia Calabrese ©
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